
Come ti è venuta l’idea di questo campus?
Il movimento della corsa in carrozzina italiana si trova purtroppo a vivere un momento di crisi. Abbiamo pochissimi atleti e ancor meno risorse che aiutino nuovi ragazzi ad approcciarsi a questo sport. E’ difficile (e sbagliato) trovare ragazzi disposti a spendere migliaia di euro in un mezzo sportivo solo per provare uno sport di cui non sanno nulla. L’idea del campus mi è venuta per puntare i riflettori su questo bellissimo sport. Spero di riuscire a replicarlo negli anni futuri, invitando ogni volta ospiti di eccellenza come Choke Yasuoka.
Come hai fatto a portare Choke a Velletri?
Ho conosciuto Choke questo inverno tramite Facebook, mi avevano detto che costruiva dei guanti da corsa personalizzati di ottimo livello. Non conoscevo nulla della sua carriera sportiva fino al giorno in cui pubblicò la foto di tre medaglie olimpiche! Da li ho cominciato a fargli domande e chiedergli consigli scoprendo un uomo estremamente competente e disponibile. In breve abbiamo stretto amicizia e al mio invito di venire in Italia a farmi da maestro si è mostrato addirittura onorato per la richiesta. Parlando con gli altri ragazzi abbiamo deciso di “approfittare” dell’occasione per fare pubblicità a tutto il movimento creando un vero e proprio campus.
Ad Atene in quale specialità ha vinto? Gareggia ancora?
Choke è di nazionalità Thailandese, ma ha gareggiato per il Giappone alle paralimpiadi di Atene 2004 vincendo l’oro negli 800m, registrando l’attuale record paralimpico, argento sui 400m e bronzo nella 4×400. Si è ritirato ufficialmente nel 2010 e da 7 anni si dedica all’attività di istruttore in Giappone per le future leve. Ha 44 anni, ma nonostante l’età e un regime di allenamento non più agonistico, riesce ancora a fermare il cronometro su tempi di ottimo livello.
Dimmi qualcosa anche sugli altri, da dove vengono che fanno.
Ivan Messina, 29 anni categoria T53 come me, fino a prima che iniziassi questo sport era lui il campione italiano indiscusso, poi sono arrivato io a rompergli le uova nel paniere. Eheh, scherzi a parte Ivan è il mio più grande amico e rivale. La nostra amicizia è un continuo scambio di stimoli, consigli e supporto. Ha partecipato agli europei di Swansea nel 2014 e Grosseto nel 2016. Un atleta con una grandissima determinazione mentale in grado di allenarsi due volte al giorno da cinque anni, da solo nelle colline dell’Etna.
Giandomenico Sartor, campione italiano categoria T54, Trevisano, anche lui compagno e amico dal primo giorno, si trova a competere in una categoria dove gli avversari sono delle vere e proprie locomotive. Vita dura per lui !
Piero Alberto Buccoliero, categoria T54, è l’ultimo arrivato, fa parte del nostro team da solo un anno. Viene dalla canoa, dove ha vinto ben due campionati del mondo. Un atleta molto forte di fisico e di testa, non ho dubbi che potrà dire la sua in futuro.
Tu Diego, sei campione italiano in 4 specialità, in quale pensi di avere maggiori speranze per il prossimo futuro?
Penso di essere maggiormente portato per 400m e 800m. Soffro un po nello sprint iniziale, nella mia categoria ci sono atleti di 45Kg che partono a razzo! Nei 400m e ancor più negli 800m questa differenza si riduce. Dai 1500m in su, la nostra categoria è unificata con quella superiore e la storia si fa davvero dura. Noi T53 non abbiamo l’uso dei muscoli del tronco, come addominali e lombari mentre i T54 si. Una bella differenza!
Parlami un po di te. Come ti sei organizzato per avere tanti successi, dimmi della tua famiglia.
Faccio sport agonistico da quando sono piccolo, non riesco ad immaginare la mia vita senza. Sono sicuro che lo sport dia alle persone una marcia in più nel superare i momenti difficili. Insegna ad avere un obiettivo e perseguirlo nonostante le difficoltà.
Quando ho dovuto affrontare la paraplegia, mi sono trovato improvvisamente senza obiettivi, senza una strada e uno scopo. E’ stato un periodo molto duro.
Credo che il mio più grande successo sia stato quello di trarre il massimo da questo periodo. Ne sono uscito più forte, senza tuttavia perdere entusiasmo e spensieratezza.
Devo moltissimo a mia moglie, Yulia, che è riuscita a gestire le mie emozioni negative trasformandole in stimoli e voglia di riscatto.
I miei successi sportivi sono il frutto di questa energia, passione e determinazione. Da quattro anni dedico anima e corpo allo sviluppo del mio fisico e del mio mezzo sportivo. Mi alleno due volte al giorno, mangio bene, vado a dormire presto, studio e testo modifiche alla mia carrozzina.
Quali sono i tuoi progetti sportivi per il 2018?
Mi sto preparando per i campionati europei di Berlino, sarà il mio esordio nelle corse internazionali e finalmente penso di poter dire la mia contro atleti che fino all’anno scorso sembravano irraggiungibili.
Cosa ti aspetti da questo campus ?
Choke è una persona molto competente, ha molta esperienza sia come atleta che come istruttore. Sono convinto che saprà darci ottimi consigli sopratutto sulla tecnica di spinta e sul posizionamento in carrozzina. Il livello tecnico di questo sport ha raggiunto livelli altissimi, sbagliare di 1cm il posizionamento del baricentro può significare perdere una medaglia olimpica.
Cosa possiamo fare noi dell’atletica velletri per dare giusto risalto alla vostra presenza.
Innanzitutto vorrei ringraziarvi per averci dato la possibilità di gareggiare al meeting. Ritengo che partecipare ad eventi al di fuori del mondo Fispes sia un modo per avvicinare il mondo paralimpico a quello normodotato. Il mio sogno è che in futuro le due cose diventino una. Un grande e unico mondo in cui si fa atletica con le gambe, con una protesi o con una carrozzina.
A mio parere, il modo migliore per dare il giusto risalto alla nostra presenza, sarebbe quello di informare il pubblico su chi siamo, cosa facciamo, come funzionano le diverse categorie. Come si dice “se vuoi che ti conosca, parlami di te”!